Un’isola, piuttosto umida, di vivace concentrazione in mezzo alla marea di ciarpame turistico del mercato di Izmailovo, nella periferia di Mosca. Un posto in mezzo a palazzi alti e squadrati, dove la stazione della metropolitana non è più così bella come le altre che appaiono sulle guide, affollate di comitive cinesi, guida con ombrellino, veloce spiegazione, foto ricordo e via alla prossima fermata che si vede Lenin. Qui in effetti è tutto più anonimo.
I moscoviti che gravitano intorno al mercato sono quel tipo di persone che, in assenza di meglio, campano sfruttando l’ignoranza del turista in cerca di oggetti superstiti di un passato sepolto. Ad attenderlo non troverà mai monete etrusche, vasellame greco, residuati della Seconda guerra mondiale o memorabilia del regime comunista, ma inevitabilmente un sornione venditore locale che gli garantirà l’originalità dei suoi reperti, così diversi e così autentici rispetto ai falsi perfettamente uguali in vendita sulla bancarella vicina.
La popolazione dei venditori è rigidamente divisa dai cancelli del mercato. Fuori, i ‘clandestini’: vecchie e disoccupati mettono in terra qualcosa recuperata chissà dove in cantina e provano a piazzarla per pochi euro agli illusi diretti al mercato. Dentro, i venditori dei chioschi espongono decine e decine di macchine fotografiche e spille, come se in Unione sovietica non si facesse altro che produrre macchine fotografiche e spille. Tutto intorno le griglie dei numerosi ristoranti si accendono fin dal mattino presto e l’odore fumoso delle salsicce riempie tutto, insieme ai richiami insistenti dei camerieri, che si stupiscono sinceramente se rifiuti di mangiare maiale arrosto la mattina presto. Ti lasciano andare pensando, giustamente, che in fondo non meriti le loro prelibatezze e quel bicchiere di alcol che le avrebbe rese più digeribili di qualsiasi colazione ‘continentale’, a cui pensano col sorriso.
Al piano superiore un tripudio di icone, manifesti, busti di Lenin, colbacchi, stelle rosse e poi proiettili, caricatori, divise. Ovviamente tutto autentico, come i Rolex che qualcuno in un angolo cerca di piazzare vantandone la precisione.
Verso l’uscita un solitario busto di Marx e tre uomini con l’ombrello e gli scacchi.